Equus ferus ferus

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Tarpan
Equus ferus ferus
Stato di conservazione
Estinto (1919)
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Mammalia
Ordine Perissodactyla
Famiglia Equidae
Genere Equus
Sottogenere Equus
Specie E. ferus
Sottospecie E. f. ferus
Nomenclatura trinomiale
Equus ferus ferus
Boddaert, 1785

Il tarpan (Equus ferus ferus), era un cavallo selvatico eurasiatico, ormai estinto. L'ultimo esemplare di questa specie morì in cattività in Ucraina nel 1918 o nel 1919.

In passato, gli allevatori polacchi incrociarono spesso i Tarpan con i loro cavalli domestici. Il risultato fu una piccola razza di cavallo, il pony konik. Alcuni animali, come il konik, e anche il sorraia, protetto in Portogallo, vengono attualmente utilizzati per ricreare i tarpan e per ricoprire la nicchia rimasta vacante dal momento della loro estinzione in natura. Il pony huçul, che vive sui Carpazi, è sicuramente il discendente più diretto del tarpan.

Il termine "tarpan" proviene dalla parola turca (kirghisa o kazaka) con cui veniva indicato il cavallo[1].

Storia tassonomica[modifica | modifica wikitesto]

Cavalli preistorici disegnati nella grotta Chauvet (Francia)

Il tarpan venne descritto per la prima volta da Johann Friedrich Gmelin nel 1774; egli vide questi animali nel 1769 nella regione di Bobrovsk, nei pressi di Voronež. Nel 1784 Pieter Boddaert denominò la specie Equus ferus, in riferimento alla descrizione di Gmelin. Nel 1912, ignaro della denominazione di Boddaert, Otto Antonius pubblicò il nome Equus gmelini, sempre in riferimento alla descrizione di Gmelin. Dal momento che il nome di Antonius si riferisce alla stessa descrizione di Boddaert, questo nome è un sinonimo più recente.

Attualmente si pensa che il cavallo domestico, battezzato Equus caballus da Linnaeus nel 1758, discenda dal tarpan; infatti, molti tassonomi lo considerano appartenente alla stessa specie. Secondo una rigida osservazione delle regole del Codice internazionale di nomenclatura zoologica, il tarpan dovrebbe essere chiamato E. caballus, o, se considerato una sottospecie, E. caballus ferus. Comunque, i biologi hanno generalmente ignorato i termini della regola e usano E. ferus per il tarpan per evitare confusione con i suoi cugini domestici.

Nel 2003, la Commissione internazionale di nomenclatura zoologica «conservò l'utilizzo di 17 nomi scientifici basati su specie selvatiche, i quali sono precedenti o contemporanei di quelli basati su forme domestiche», confermando il nome E. ferus per il tarpan. I tassonomi che considerano il cavallo domestico una sottospecie del tarpan selvatico devono usare Equus ferus caballus; il nome Equus caballus rimane disponibile per il cavallo domestico quando viene considerato una specie separata[2].

Cavalli "ricreati"[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Cavallo di Heck.
Konik nella riserva naturale degli Oostvaardersplassen, nel Flevoland, Paesi Bassi (2005).

Nella Germania nazista furono effettuati dei tentativi per ricreare il tarpan, attraverso l'accoppiamento di individui che ricordavano chiaramente il fenotipo dell'animale originario. Utilizzando un pool di giumente konik, islandesi e gotland incrociate con stalloni Przewalski, Heinz Heck (direttore dello zoo di Monaco) ottenne, nel maggio 1933, un "puledro grigio pressoché uniforme, con criniera, coda e una larga striscia lungo la spina dorsale nere". Nonostante non sia geneticamente come il tarpan, il suo aspetto esteriore ed il suo comportamento sono simili[3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Merriam-Webster Unabridged - Tarpan; Vasmer's Etymological Dictionary - Tarpan
  2. ^ International Commission on Zoological Nomenclature. 2003. Opinion 2027 (Case 3010). Usage of 17 specific names based on wild species which are pre-dated by or contemporary with those based on domestic animals (Lepidoptera, Osteichthyes, Mammalia): conserved. Bull. Zool.Nomencl., 60:81-84. Copia archiviata, su iczn.org. URL consultato il 24 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 24 febbraio 2006)..
  3. ^ Westerman Frank, Pura razza bianca (2013) pag.140, edizione Iperborea Srl, Milano

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