Ritratto di Giovanni Bressani

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Ritratto di Giovanni Bressani
AutoreGiovan Battista Moroni
Data1562
Tecnicaolio su tela
Dimensioni114,2×88,8 cm
UbicazioneNational Galleries of Scotland, Edimburgo

Il Ritratto di Giovanni Bressani è un dipinto a olio su tela realizzato da Giovan Battista Moroni e conservato presso la National Galleries of Scotland di Edimburgo raffigurante l'umanista bergamasco Giovanni Bressani.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La tela raffigura l'umanista bergamasco Giovanni Bressani, opera eseguita nel 1562 dopo la morte del soggetto, e firmata alla base del calamaio dipinto sulla tela: IO.BAP.MORON.PINXIT-QUEM NON VIDIT, a conferma della sua non conoscenza personale del soggetto. Il Tassi non identificò il Bressani ma l'abate Gio. Crisostomo Zanchi che con la soppressione dei canonici lateranensi, passò l'opera al conte prevosto Caleppio che ne fece dono all'Accademia degli Eccitati. Nel 1797 con la dominazione francese divenne di proprietà dell'abate Cristoforo Negri, ritornando all'ateneo nel 1818 grazie all'intervento di Giovanni Maironi da Ponte dove era presente ancora alla data del 1858[1]. Un ulteriore documento sempre del Tassi riferirebbe di un ritratto datato 1562 appartenente al prelato GiovanBattista Zanchi che fu alienato a Girolamo Manfrini nel 1785 come riportava il Carrara per 50 zecchini per avendo un valore almeno del doppio. Questo porta a considerare che i dipinti fossero due[2].

La considerazione che il soggetto fosse un prelato era però da scartare, nessuno poteva eseguire un'opera postuma di un religioso che non indossasse abiti talari, inoltre la scritta in latino obbligava a considerare i letterati presenti in Bergamo negli anni precedenti la realizzazione della tela, alcune parti scritte sui fogli presenti nel dipinto sembrano produrre brani poetici in ottava rima di un probabile brano epico e sul foglio trattenuto dal personaggio si legge un componimento in terza rima che ha l'inizio con la parola sempre...

Una ricerca sui ritratti dei letterati del XVI secolo bergamasco ha portato alla esatta identificazione del Bressani che era morto nel 1560. Fu così possibile avvicinare il profilo del poeta con quello riprodotto su di una medaglia posseduta da un suo erede[2][3]. Sarà un'annotazione del Maironi a risolvere il quesito delle due tele, la copia risulterà di proprietà di Giuseppe Longhi, mentre l'originale, esposto nel museo di Edimburgo, è proveniente dalla collezione del Manfrin come si evince dall'atto d'acquisto registrato dal conte Carrara[4].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La firma dell'artista non è l'unica scritta presente sul dipinto. Sul foglio che il Bressani tiene in mano si legge la parola: Sempre mentre sul foglio che sporge dal piano del tavolo: CORPORIS EFFIGIEM ISTA QUIDEM BENE PICTA TABELLA EXPRIMIT AST ANIMI TOT MEA SCRIPTA MEI - M.D.LXIII (Questo dipinto bene rappresenta l'immagine del mio corpo, ma quella dell'animo mio rappresentato dai molti miei scritti).[5] La posizione del foglio è abbastanza anormale, avendone una parte fuori dal piano del tavolo, medesima situazione il Moroni la propone nel Ritratto di giovane gentiluomo conservato a Ottawa, una posizione che attira l'attenzione dell'osservatore[6].

La raffigurazione del Bressani nel suo studio, circondato da scritti indicherebbe l'inedita pubblicazione delle sue opere. Il poeta siede su di una dantesca, come era uso per il Moroni. Il rappresentarlo piuttosto in lontananza indicherebbe la raffigurazione di una persona non più in vita. Il disordine sparso di testi e di libri riprenderebbe pitture di origine nordica. Il poeta siede di fronte a una finestra che illumina la stanza, sarà lo spunto per il Caravaggio nella Vocazione di san Matteo[7].

La mancata conoscenza diretta del personaggio, ha reso meno realistici i tratti somatici del soggetto, mentre le mani disegnate in modo molto articolato, testimoniano l'avvenuta elaborazione dei principi manieristici che l'artista maggiormente svilupperà nel corso del decennio successivo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Francesco Tassi, Vite de' pittori, scultori e architetti bergamaschi.
    «il ritratto del famoso nostro letterato Gio. Crisostomo Zanchi Abate Lateranense del convento di Santo Spirito: un vecchio con la lunga barba seduto con molti libri intorno, in uno de' quali stà scritto Io.Bap.Mor.pinxit quel non vidi 1562 spiccca al più alto confronto de' più celebri, ed accreditati maestri, deì quali è abbondevolmente adorna la scenta Galleria del Co:Canonico Giovanbattista Zanchi»
  2. ^ a b Gregori, p 256.
  3. ^ Sempre per la Gregori erano due le medaglie che riproducevano la sua effigie, con un verso identico e il retro differente
  4. ^ Gregori, 257.
  5. ^ Questa scritta aveva posto dubbi sulla sua originalità in quanto sono ancora visibili i tratti del disegno preliminare, ma i pigmenti differenti da questi preparatori rendono sicura la datazione. Questo è stato evidenziato durante i restauri eseguiti dal museo di Edimburgo, ma sarebbe poco probabile che in data posteriore all'esecuzione qualcuno avesse inserito caratteri non identici a quelli preparatori
  6. ^ Pich, p.409.
  7. ^ Gregori, p-258.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Mina Gregori, Giovanni Battista Moroni, I pittori Bergamaschi del XIII al XIX secolo, Il cinquecento, Bergamo, 1979.
  • Mina Gregori, Giovan Battista Moroni, Bergamo, Poligrafiche Bolis, 1979, p. 256-258.
  • Simone Facchinetti, Giovan Battista Moroni: lo sguardo sulla realtà, 1560-1579, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2004.
  • Federica Pich, Ritratto di Giovanni Bressani, SigMa - Rivista di Letterature comparate, Teatro e Arti dello spettacolo.
Controllo di autoritàVIAF (EN242377253 · GND (DE7857497-3