File:Sorrento and mtvesuvius.jpg

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Image looking at downtown Sorrento with a clear view of Mt. Vesuvius across the bay. Quest'immagine mi riporta ad uno dei miei viaggi in Ellade, all'orché sulla piccola acropoli di Brauron (Vravrona) avvicinandomi ai margini di uno slargo,lessi: “ TOMB OF IPHIGENIA” Tomba d’Ifigenia.

          "...Ifigenia, un nome, quanti ricordi. Nella mente si focalizzarono piacevoli immagini scolastiche mai sopite, mentre giovanili figure iniziarono a prendere forma assieme al chiostro dell’antico monastero di San Francesco a Sorrento, che ospitava l’Istituto Statale d’Arte da me frequentato. Il monastero, che risale alla prima metà dell’XIII° secolo, ospitò da subito una comunità di monache benedettine e poi i seguaci del Santo di Assisi. (Il chiostro tardotrecentesco, unico esempio d’architettura gotica a Sorrento, si sviluppa su un impianto quadrangolare: il porticato presenta due lati caratterizzati da arcate ogivali di tufo intersecanti e inglobate in ogive maggiori, e gli altri due lati con arcate a tutto sesto. Tutti gli archi poggiano su colonne ottagonali anch’esse in tufo). Tutto si ricomponeva nella mia mente e ogni immagine evidenziava contorni sempre più chiari e definiti. 
        L’aula utilizzata per il disegno dal vero con il suo ampio terrazzo ci permetteva di scrutare e disegnare il golfo di Sorrento, uno dei panorami più belli al mondo: punta Scutari a destra, a sinistra il Capo di Sorrento ricco dei resti romani di Villa Pollio (I° secolo a. C.). In fondo, sulla linea d’orizzonte, il Vesuvio, la città di Napoli e l’isola d’Ischia, la mitica Pìthècusa definita dai greci “isola delle giare”, oppure secondo un antico mito “isola delle scimmie” e luogo prediletto da Tifone e dai Giganti per la natura vulcanica della zona. 
         Care, vecchie aule alcune delle quali arredate ancora con gli antichi banchi di legno. La lunga sala dove si svolgevano le lezioni di storia dell’arte, adiacente all’ufficio economato, era un ampio spazio rettangolare, con la cattedra sistemata su un’antica pedana di legno. Dietro di essa, una giovane insegnante dai capelli nero corvino, taglio alla maschietta con occhiali rotondi su un viso asciutto e ben delineato:  una figura femminile, quasi sempre all’impiedi, che nell’eterno controluce, (la cattedra era posta davanti una grande vetrata)  assumeva un aspetto  alquanto decò: Annangela Sideri Maroder insegnante d’Italiano, Storia e Storia dell’arte.
           Accento romano, condivideva l’insegnamento tra Anzio e Sorrento coprendo, con una cinquecento bianca, la distanza che la rendeva pendolare. Era molto orgogliosa di quella sua prima auto. Con molto garbo e tanto impegno, cercò di trasmetterci la sua stessa passione per la Storia, la Storia dell’Arte e la Letteratura invitandoci sempre, durante le lezioni e lo studio autonomo, a porre e porci l’interrogativo “perché”.
         Fu al primo anno che studiammo l’arte Cicladica, quella Cretese e Micenea, la nascita della “Democrazia” con Solone e quell’eccezionale periodo classico che vide Pericle rendere grande la città d’Atene. 
         Letture in classe (non previste dai programmi ministeriali di Gentiliana memoria) ma tutte selezionate e programmate per renderci più consapevoli e meno vulnerabili in una società post-bellica già pienamente coinvolta nella guerra fredda e nella crisi Coreana. Erano gli anni sessanta, quelli del boom economico e della “Zanzara” al Liceo Parini di Milano, della Scuola di Barbiana. Leggemmo di Marx e la sua teoria del plusvalore, ci accostammo ai classici greci con letture dalle tragedie di Eschilo, Sofocle, ed Euripide e dei primi canti dell’Iliade e dell’Odissea (da imparare a memoria). Le prime rivendicazioni al femminile ci fecero spesso soffermare sulla figura di Lisistrata o sulle tragiche vicende di Medea e di Ifigenia, storie drammatiche che affascinarono generazioni di studenti. ..." Tratto da "Appunti di viaggio" quadrno n. 1 di Vincenzo Paudice

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